Un piano che valorizza l’esistente, pur adeguandosi all’esigenza di razionalizzare risorse umane e finanziarie, non rinunciando a potenziare l’istruzione tecnica e professionale.
Questo il giudizio complessivo e pressoché generale emerso nel dibattito che ha preceduto l’approvazione da parte dell’Assemblea legislativa della deliberazione che disciplina la “Programmazione della rete scolastica per l’anno scolastico 2011/2012”.
“Un grande lavoro della Commissione consiliare, ha esordito l’assessore regionale all’Istruzione, Marco Luchetti (foto)nel suo intervento, che ci ha permesso di portare in aula il provvedimento nei tempi utili alle esigenze delle scuole per le iscrizioni al nuovo anno scolastico.
Il Piano ha anche registrato un buon indice di collaborazione tra le diverse forze politiche che ha consentito di guardare avanti nel solo interesse degli alunni, l’unico, ha sottolineato l’assessore, che ci deve guidare, al di là dei campanilismi e delle piccole diatribe di potere tra scuola e scuola”.
Ma l’assessore ha posto l’accento soprattutto sulla mancata attuazione da parte del Governo dell’Accordo Stato-Regione del 2004 che affida le competenze in materia di Scuola alle Regioni in virtù della riforma del titolo V della Costituzione.
“Finché, ha detto, non saranno devolute le funzioni che gli spettano, la Regione ha un potere dimezzato, perché al termine di un percorso di programmazione concertato tra enti locali e istituzioni scolastiche, l’atto diventa esecutivo solo se l’Ufficio scolastico dispone di un organico adeguato numericamente e qualitativamente.
Noi decidiamo un piano secondo le esigenze del territorio e le offerte formative, ma poi bisogna fare i conti con la disponibilità effettiva dei docenti che stanno progressivamente diminuendo: più di 800 tra docenti e ATA attesi anche per il prossimo anno nell’ambito dei tagli applicati dal MIUR.
Qui sta il nodo, mentre dovremmo arrivare ad una programmazione dell’offerta formativa che faccia dialogare il percorso dell’istruzione secondaria con quella Universitaria, che tenga conto delle vocazioni territoriali e dei processi produttivi peculiari nella nostra regione, in modo da connettere efficacemente e realmente Scuola e mondo del Lavoro.
Dovremo abbinare percorsi tecnici, professionali e liceali in base alle realtà territoriali, che naturalmente comprendono anche le scuole montane, dove è ancora presente il problema delle pluriclassi, ben 121, un problema di qualità della didattica che deve essere collegato alla risoluzione di problematiche infrastrutturali, dagli edifici alla rete viaria”.
Questo il giudizio complessivo e pressoché generale emerso nel dibattito che ha preceduto l’approvazione da parte dell’Assemblea legislativa della deliberazione che disciplina la “Programmazione della rete scolastica per l’anno scolastico 2011/2012”.
“Un grande lavoro della Commissione consiliare, ha esordito l’assessore regionale all’Istruzione, Marco Luchetti (foto)nel suo intervento, che ci ha permesso di portare in aula il provvedimento nei tempi utili alle esigenze delle scuole per le iscrizioni al nuovo anno scolastico.
Il Piano ha anche registrato un buon indice di collaborazione tra le diverse forze politiche che ha consentito di guardare avanti nel solo interesse degli alunni, l’unico, ha sottolineato l’assessore, che ci deve guidare, al di là dei campanilismi e delle piccole diatribe di potere tra scuola e scuola”.
Ma l’assessore ha posto l’accento soprattutto sulla mancata attuazione da parte del Governo dell’Accordo Stato-Regione del 2004 che affida le competenze in materia di Scuola alle Regioni in virtù della riforma del titolo V della Costituzione.
“Finché, ha detto, non saranno devolute le funzioni che gli spettano, la Regione ha un potere dimezzato, perché al termine di un percorso di programmazione concertato tra enti locali e istituzioni scolastiche, l’atto diventa esecutivo solo se l’Ufficio scolastico dispone di un organico adeguato numericamente e qualitativamente.
Noi decidiamo un piano secondo le esigenze del territorio e le offerte formative, ma poi bisogna fare i conti con la disponibilità effettiva dei docenti che stanno progressivamente diminuendo: più di 800 tra docenti e ATA attesi anche per il prossimo anno nell’ambito dei tagli applicati dal MIUR.
Qui sta il nodo, mentre dovremmo arrivare ad una programmazione dell’offerta formativa che faccia dialogare il percorso dell’istruzione secondaria con quella Universitaria, che tenga conto delle vocazioni territoriali e dei processi produttivi peculiari nella nostra regione, in modo da connettere efficacemente e realmente Scuola e mondo del Lavoro.
Dovremo abbinare percorsi tecnici, professionali e liceali in base alle realtà territoriali, che naturalmente comprendono anche le scuole montane, dove è ancora presente il problema delle pluriclassi, ben 121, un problema di qualità della didattica che deve essere collegato alla risoluzione di problematiche infrastrutturali, dagli edifici alla rete viaria”.
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